Omelia di S.E. Mons. Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale Assistente ecclesiastico della Confederazione delle Confraternite delle diocesi d’Italia
Partinico Chiesa di Maria SS. del Rosario 5 giugno 2020
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Carissimi Confratelli e Consorelle della Confederazione delle Confraternite delle diocesi d’Italia, che ci seguite attraverso i mezzi di comunicazione sociale
Nel nostro cammino quotidiano pieno di difficoltà, ostacoli, tentazioni nel deserto del mondo, Gesù Cristo presente nell'Eucaristia è il cibo per il nostro lungo viaggio, è il Pane di vita, che consente ai cristiani di camminare verso la santità, di testimoniare la comunione con Cristo e di sperimentare la fraternità.
Nel brano del Deuteronomio l’Eucaristia ci viene preannunciata nel dono della manna, pane del cielo, preparato da Dio per il suo popolo affamato di felicità, di amore, di vera libertà, di sicurezza.
La manna che nutre ogni giorno e l’acqua sgorgata dalla roccia per dissetare il popolo sono segni della fedeltà di Dio che con il dono dell’Eucaristia, cibo dell'uomo pellegrino, che ci sostiene nel nostro cammino verso la patria eterna. Oltre alla fame fisica l’uomo porta in sé un’altra fame, che non può essere saziata con il cibo ordinario. E’ fame di vita, fame di eternità.
Gesù è Lui stesso il pane vivo che dà la vita al mondo (cfr Gv 6,51). Il suo Corpo è il vero cibo sotto la specie del pane; il suo Sangue è la vera bevanda sotto la specie del vino. Non è un semplice alimento con cui saziare i nostri corpi, come la manna; il Corpo di Cristo è il pane capace di dare vita eterna, perché la sostanza di questo pane è l’Amore.
Nell’Eucaristia si comunica l’amore del Signore per noi: un amore gratuito, sempre a disposizione di ogni persona affamata e bisognosa di rigenerare le proprie forze.
L'Eucaristia è il dono nuovo e definitivo che Cristo affida alla Chiesa pellegrina e missionaria attraverso il deserto del mondo.
Gesù nel Vangelo di Giovanni si presenta a noi come il vero pane vivo disceso dal cielo, che è cibo di vita eterna, che ci permette di vivere per sempre. Egli è il Pane di vita da accogliere e ricevere con fede, per vivere in questa vita e nella futura.
Gesù nell’eucaristia ci dona tutto sé stesso come cibo e ci invita a nutrirci del suo corpo e del suo sangue.
Col suo invito a partecipare al banchetto eucaristico, che è sacrificio di comunione, Gesù Cristo ci riconcilia col Padre, ci fa creature nuove capaci di offrire la nostra vita come sacrificio gradito al Signore, di rendergli grazie per le meraviglie che opera nella storia e di allacciare nuovi rapporti di comunione, di condivisione, di servizio.
La nostra comunione con Cristo è la base della nostra comunione fra di noi.
Nella Chiesa tutti formiamo un solo corpo perché ci nutriamo dell’unico pane spezzato per tutti.
L'Eucaristia è fonte di unità: essendo comunione con il sangue e il corpo di Cristo, deve portare tutti coloro che vi partecipano a vivere la comunione fraterna.
La convivialità eucaristica sta all’origine della nostra fraternità in Cristo, che costituisce lo scopo per cui una persona si aggrega ad una confraternita.
Chi riconosce Gesù nell’Ostia santa, lo riconosce nel fratello che soffre, che ha fame e ha sete, che è forestiero, nudo, malato, carcerato; ed è attento ad ogni persona, si impegna, in modo concreto, per tutti coloro che sono in necessità. Dal dono di amore di Cristo proviene pertanto la nostra speciale responsabilità di cristiani nella costruzione di una società solidale, giusta, fraterna.
Dall’Eucarestia riceviamo la forza di superare una concezione individualistica della fede per camminare insieme come fratelli e sorelle sulle vie del mondo verso gli spazi sconfinati della testimonianza cristiana, di cui nel corso dei secoli sono state espressione le confraternite.
Gesù Cristo con il dono dell'Eucaristia ci vuole rendere persone nuove capaci di costruire la civiltà dell'amore, dove il perdono vince la vendetta, la ragione prevale sulla forza, la solidarietà infrange la logica del tornaconto egoistico, la corrente della vita distrugge la cultura della morte.
Ci prepariamo alla Festa del Corpus Domini. E anche se quest’anno non saranno possibili le tradizionali processioni saranno organizzati dei momenti di adorazioni eucaristiche.
Noi cristiani ci inginocchiamo solo davanti al Santissimo Sacramento, perché in esso sappiamo e crediamo essere presente l’unico vero Dio, che ha creato il mondo e lo ha tanto amato da dare il suo Figlio unigenito (cfr Gv 3,16).
Ci prostriamo dinanzi a un Dio che per primo si è chinato verso l’uomo, come Buon Samaritano, per soccorrerlo e ridargli vita, e si è inginocchiato davanti a noi per lavare i nostri piedi sporchi.
Adorare Gesù Cristo, fattosi pane spezzato per amore, è il rimedio più valido e radicale contro ogni forma di paura e di solitudine, perché abbiamo la certezza che Gesù è sempre con noi e non ci abbandona neanche nei momenti bui.
L’adorazione è preghiera che prolunga la celebrazione e la comunione eucaristica e in cui l’anima continua a nutrirsi: di amore, di pace, di speranza, perché Colui al quale ci prostriamo non ci giudica, non ci schiaccia, ma ci libera e ci trasforma in creature nuove.
Inginocchiarsi davanti all’Eucaristia è professione di libertà: chi si inchina a Gesù non può e non deve prostrarsi davanti a nessun potere terreno, per quanto forte.
Attraverso l’Eucaristia noi entriamo in comunione vitale con Gesù, medico delle anime e dei corpi, siamo liberati dalla solitudine, dall’angoscia e dalla precarietà, siamo strappati dalla nostra condizione mortale e introdotti nel mistero della vita divina per l’eternità.