Le attuali iniziative della Chiesa cattolica e di papa Francesco per la pace in Ucraina si collocano nel solco di un giudizio sempre più critico della guerra quale strumento di soluzione delle controversie tra gli Stati.
Oggi c'è nella Chiesa una diffusa coscienza che la guerra è un male che bisogna cercare di evitare in tutti i modi e che non la si può considerare affatto come qualcosa di inevitabile e di normale nel rapporto tra gli Stati e i popoli.
Benedetto XV definì la prima guerra mondiale un «inutile strage». Pio XI, invocò Dio per disperdere coloro che vogliono la guerra. Pio XII nel 1939, alla vigilia della seconda guerra mondiale, lanciò l'appello: «Tutto è perduto con la guerra, niente è perduto con la pace». San Giovanni XXIII pubblicò l'enciclica Pacem in terris con cui diceva che la pace poggia idealmente su quattro colonne: la verità, la giustizia, l'amore e la libertà. San Paolo VI insistette molto sulla pace come condizione di ogni possibilità di sviluppo e istituì la Giornata mondiale della pace. Sia San Giovanni Paolo II che Benedetto XVI hanno intensificato loro impegno per la pace. Papa Francesco ha parlato di una “guerra mondiale a pezzi" e ha affermato che la proliferazione incontrollata delle armi è contraria alla ricerca di una vera concordia. Nell'Enciclica Fratelli tutti ha scritto:” Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell'umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male. E Domenica scorsa ha detto: Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio. E si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra. Penso agli anziani, a quanti in queste ore cercano rifugio, alle mamme in fuga con i loro bambini… Sono fratelli e sorelle per i quali è urgente aprire corridoi umanitari e che vanno accolti. Con il cuore straziato per quanto accade in Ucraina – e non dimentichiamo le guerre in altre parti del mondo, come nello Yemen, in Siria, in Etiopia… –, ripeto: tacciano le armi! Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza. Perché chi ama la pace, come recita la Costituzione Italiana, «ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» (Art. 11).
La Chiesa invocando la diffusione di una cultura di pace oggi si fa portavoce di un desiderio di pace comune a tutta l'umanità. Vi Invito ad aderire alla giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Ucraina domani 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri. Vuole essere una giornata per stare vicino alle sofferenze del popolo ucraino, per sentirci tutti fratelli e implorare da Dio la fine della guerra.