Il testo della catechesi della I Domenica di Avvento

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Il nuovo anno liturgico inizia con la prima domenica di Avvento, tempo di memoria della prima venuta del salvatore nel Natale, / di attesa del secondo definitivo Avvento di Cristo, Signore della storia e Giudice universale/ e di speranza gioiosa che la grazia della salvezza trovi in noi la sua piena realizzazione. Nella parola di Dio noi cogliamo un messaggio di preparazione immediata e remota alla venuta del Signore. La liturgia di questo tempo di Avvento ci invita ad alzare lo sguardo e ad aprire il cuore per accogliere Gesù Cristo che salverà il mondo dalla solitudine e dalla tristezza, dal peccato e dalla morte. La storia della salvezza, è la storia di un'iniziativa di Dio, memoria di tante sue «venute» verso l'uomo che, insieme riunite, formano il grande Avvento che si estende dalla creazione alla sua venuta finale. La nostra storia e la vita di ciascuno di noi non attende un futuro   incerto che ci riempie di inquietudine, ma attende l’Avvento di Cristo che realizza le promesse profetiche e che ci riempie di speranza.

La liturgia ci fa vivere nell'attesa del Signore Gesù che viene e che ritornerà, facendoci rivivere efficacemente la Sua prima venuta nel Natale. I sacramenti della Chiesa, che rendono presenti oggi i misteri cristiani del passato. In questo modo, la storia è pienamente recuperata e diventa storia di salvezza nell'oggi di ogni giorno aperta alla speranza. Nel nostro quotidiano vagare nel deserto il Signore ci invita a sperare in Lui “e a preparare, la sua venuta tenendo la lampada accesa della fede, seminando il bene, la solidarietà fraterna attraverso la partecipazione attiva alla vita delle nostre confraternite. Siamo chiamati a crescere comunitariamente nella santità della vita e nella fraternità.

Durante questo anno liturgico è importante curare la formazione spirituale e tendere alla santità, seguendo gli esempi di autentica perfezione cristiana, che non mancano nella storia delle nostre Confraternite”. L’amore per Dio e per i fratelli è il segno distintivo e il programma di vita di ogni discepolo di Cristo come di ogni comunità ecclesialeTale amore di apertura e accoglienza gratuita è ciò che è gradito al Signore Gesù e di cui egli terrà conto nel giorno del giudizio.

San Luca nel Vangelo ci parla della venuta finale del Signore. Noi siamo chiamati a prepararci alla venuta di Cristo con la preghiera e con una conversione dei nostri comportamenti. Per attendere il Signore bisogna essere persone attive e non oziose, persone sante e non viziose, persone disponibili e non chiuse nel proprio egoismo e autosufficienza. Dissipazioni, affanni e preoccupazioni che rendono la vita sempre più triste sono all'ordine del giorno nella nostra società del benessere, della superficialità, dell'attivismo esagerato e del permissivismo totale.

Nel vangelo ci presenta una situazione drammatica che incute ansia e pauraI mali minacciati nel vangelo di Luca non si riferiscono direttamente alla fine del mondo, ma alla situazione attuale dell'umanità, con questa pandemia e tutte le sue forme di negatività e di male, provocate soprattutto dal peccato, che inquina tutti i rapporti umani: con Dio, con sé stessi, con gli altri, con la natura. Le previsioni apparentemente catastrofiche del Vangelo non intendono terrorizzare nessuno, ma soltanto metterci in guardia da un pericolo costante: quello di dimenticare il nostro fine ultimo e il nostro rapporto con Dio.

L'umanità, immersa nel male e nel peccato, è incapace di salvarsi da sola, ha bisogno di un Salvatore. Non vi è infatti alcun male o situazione negativa che siano più forti di Lui. Questa è la bella notizia: la liberazione dal male è possibile, anzi è vicina. Basta guardare a Lui con fiducia: "Alzatevi e levate il capo" (v. 28). La nostra non è solo attesa, ma anche memoria di uno che è già venuto nel mistero del Natale che ci apprestiamo a celebrare e certezza della presenza di Cristo che cammina con noi, al nostro fianco per dirci che la nostra liberazione è vicina (Lc 21,28).

Se il Signore viene - noi siamo chiamati ad andargli incontroLa venuta di Cristo è una venuta sempre imminente che richiede la nostra vigilanza continua e gioiosa. Non è più tempo di dormire, ma di vegliare per riconoscere i segni della presenza di Gesù il Cristo nella nostra vita per riconoscere la nostra vocazione. È tempo di alzarsi dalla pigrizia dell'egocentrismo è di attendere Gesù Cristo speranza del mondo. Si tratta perciò di orientare i nostri pensieri e le nostre speranze verso colui che deve venire. Di fronte alla certezza di dover comparire davanti al Signore, che ci giudicherà sull’amore, non possiamo vivere una vita affannosa e banale fatta di dissipazioni che ci distraggono e di evasioni che ci alienano, di azioni sterili e di discussioni inutili.

Questi giorni di Avvento siano per noi giorni di riflessione sulla Parola di Dio, fatta sia da soli che assieme. Preghiera, carità, penitenza sono i tre pilastri della nostra spiritualità durante le quattro settimane di preparazione al Natale del Signore. Tempo di attesa, l'Avvento è anche tempo d'impegno perché ci spinge a vivere il presente come tempo di responsabilità e di vigilanza e a diffondere il messaggio della salvezza tra il popolo, come discepoli missionari, che camminano assieme per testimoniare la gioia e la bellezza di essere cristiani.

+ Michele PENNISI


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